Il testo dell’intervento indirizzato alla città di Mons. Renna
Prima di arrivare in Duomo, mons. Luigi Renna ha salutato il sindaco di Cerignola ed il consiglio comunale all’interno dell’aula Di Vittorio. Anche qui ha lasciato un messaggio molto chiaro, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra Chiesa e Politica. Di seguito il testo completo dell’intervento del vescovo di Cerignoa-Ascoli Satriano.
Alla città
Buonasera! Saluto tutti con riconoscenza perchè siete venuti numerosi ad accogliermi. Saluto in particolare il sindaco di Cerignola, il dottor Franco Metta, che mi ha rivolto l’indirizzo di saluto a nome degli altri sindaci e delle municipalità che comprendono tutto il territorio della diocesi: Ascoli Satriano, Candela, Carapelle, Ordona, Orta Nova, Rocchetta sant’ Antonio, Stornara, Stornarella. Nelle prossime settimane visiterò le comunità parrocchiali di ciascun Comune ed avrò il piacere di incontrarvi ancora. Ringrazio quanti mi hanno accompagnato, i sindaci di Molfetta, Andria e Minervino, il rettore, i formatori e i giovani del Seminario Regionale, i presbiteri e i fedeli di Minervino e della diocesi di Andria. La vostra presenza è come una consegna che d’ora in poi unirà le nostre comunità .
Cari uomini del bene comune, ringrazio il Signore a motivo del nostro incontro. Cosa permette al responsabile di una comunità religiosa in un territorio, di incontrare così liberamente e con cordialità i responsabili della cosa pubblica? Certamente il senso civico che dobbiamo ad una Costituzione, quella del nostro Paese, che assicura la libertà religiosa, e permette a me, come ad altri esponenti religiosi e ai fedeli di ogni credo, di poter professare la propria fede senza privilegi ma anche senza discriminazioni. Ho avuto già modo di dire che le radici della nostra Costituzione hanno in sè il timbro dato da uomini di grande statura politica, ma anche di fede religiosa di alto profilo e di profondo pensiero, che hanno saputo dialogare tra loro e costruire la nostra democrazia con uomini e donne che credevano in altri ideali, ma che convergevano nella volontà di edificare il bene comune di una nazione che usciva prostrata dalla Guerra e dalla dittatura. Voglio ricordare alcuni di questi uomini credenti : Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, e il nostro Aldo Moro.
So di aver baciato il suolo di una terra fecondata dal sudore di lavoratori onesti, che hanno permesso lo sviluppo del territorio, senza riuscire tuttavia a frenare l’emigrazione; so che questa terra ha dato i natali ad una figura nobile per la lotta dei diritti dei lavoratori, Giuseppe di Vittorio, diritti che oggi non sono patrimonio di una parte, ma di tutti. Vorrei tanto che sentiste l’urgenza di nutrirvi di ideali forti, a qualunque partito apparteniate, perchè come dice il filosofo contemporaneo Jurgen Habermas: Se le basi utopiche si inaridiscono, si estende un deserto fatto di banalità e di sconcerto. Oggi si celebra la Giornata mondiale delle migrazioni e il mio pensiero va ai tanti che da queste terre sono partiti alla ricerca di un loro diritto, il lavoro, con umili valige di cartone e con tanto desiderio di futuro. Ma va anche a quanti approdano nel nostro territorio, per sfuggire alla fame e alla guerra,e sono esposti alle nuove schiavitù. Benedetta questa terra se saprà accoglierli e assicurare loro futuro, così come è stato per i i suoi figli sparsi soprattutto nelle metropoli del nord Italia.
Il vescovo viene a voi con in mano la Bibbia, perchè la sua presenza non è altro, nel pensiero e nella prassi della Chiesa cattolica, che colui che continua ad annunciare il vangelo, nella successione apostolica, raccogliendo l’invito di Cristo: Andate e annunciate il vangelo ad ogni creatura, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. In questo libro dei libri c’è un testo, quello delle Beatitudini, che costituisce il cuore dell’annuncio e della missione. Voglio ripeterle su questa piazza, perchè il solo proclamarle sia per noi fonte di benedizione: Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perchè saranno consolati. Beati i miti, perchè avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perchè saranno saziati. Beati i misericordiosi, perchè troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli.2 (Mt 5, 3-10). So bene che questa pagina forte ed impegnativa tante volte è disattesa dalla nostra testimonianza di cristiani. Ma so anche che la missione della Chiesa, santa e peccatrice, sempre bisognosa di conversione, non può che puntare così in alto, a quello che il Vangelo di Cristo e non gli interessi umani le chiedono. So che chi porta il nome cristiano ha una responsabilità grande e vi chiedo perdono se tante volte noi cristiani non siamo coerenti fino in fondo.
Quale desidero sia il modo della presenza dei cristiani cattolici nelle nostre città ? Mi ispira un testo antico, del II secolo, la Lettera a Diogneto, che così descrive la situazione dei cristiani in una società pluralista come la nostra e allo stesso tempo così simile a quella dell’epoca nell’impero romano: I cristiani nè per regione, nè per voce, nè per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. . Infatti, non abitano città proprie, nè usano un gergo che si differenzia, nè conducono un genere di vita speciale. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente meraviglioso. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. . Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. (¦). A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. . L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra.
Questa pagina è per noi molto importante, è antica e sempre nuova. Ci dice quello che siamo chiamati ad essere con la nostra testimonianza, fino al martirio. Con la vita superano le leggi: così devono essere i cristiani, non quelli del minimo morale, ma quelli su cui mai dovrebbe esserci l’ombra dell’interesse individuale e dell’incoerenza.
E cosa ci starà a cuore? Che il bene comune sia bene di tutti, degli ultimi soprattutto, perchè c’è una opzione preferenziale per i poveri che attende scelte coraggiose da ciascuno di noi. Noi da parte nostra, lavoreremo per esso con le opere della carità ed esortando i fedeli laici a partecipare alla vita politica; voi nella giustizia e con i mezzi che la nostra democrazia offre abbondantemente. Sta a cuore- a noi cristiani- quel bene comune che non è la semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale, ma è indivisibile, perchè solo insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo, custodirlo, anche in vista del futuro (cf. CDSC 164).
Ma per raggiungere questo scopo la Chiesa parteggerà per qualcuno? Significherà che avrà propri interessi? Partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come forestieri . dice l’ antico autore cristiano. E poi aggiungo non parole mie, ma con quelle del magistero della Chiesa, con quelle della Dottrina sociale della Chiesa che per 15 anni ho insegnato nelle aule di teologia, e che ora ripropongo a quelli che ne sono i principali destinatari, i fedeli laici, chiamati ad animare con la loro testimonianza le realtà di questo mondo. Afferma la Dottrina sociale della Chiesa: Le istanze della fede cristiana difficilmente sono rintracciabili in un’unica collocazione politica: pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi. (CDSC 573) Questo non possiamo pretenderlo, perchè compito della Chiesa è formare le coscienze; le scelte personali di impegno politico dei fedeli potranno essere diverse, ma nel rispetto di principi etici dei quali ognuno risponderà in coscienza, senza però arrivare a dilaniarsi, perchè il nome di Cristo deve unire e non dividere. L’alto magistero del Concilio Vaticano II affermava: In ogni caso a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente a favore della propria opinione l’autorità della Chiesa, ma i credenti devono cercare piuttosto di comprendersi a vicenda con un dialogo sincero, conservando sempre la mutua carità e solleciti per prima cosa del bene comune. (GS 58) Questo il chiarissimo insegnamento della Chiesa, dunque: civilmente vicini a tutti, ma appartenenti partiticamente a nessuno; protesi al bene di tutti, degli ultimi soprattutto. Questo stile ci renderà sereni, integri e trasparenti, testimoni di quei valori di cui le città hanno tanto bisogno.
Care autorità civili e militari, cari cittadini, vorrei che sapeste che la mia aspirazione è quella stessa che Cristo nel Vangelo ci indica e che dice la sua stessa identità . Di sè egli dice: Eppure io sto in mezzo a voi come Colui che serve. (Lc 22,28). Mi farà piacere sentire anche di voi, uomini e donne della cosa pubblica: quell’amministratore, quella amministratrice, sono credibili. Sono lì per servire. Hanno a cuore la città .
Raggiungere questa meta del servizio significherà assolvere al mio mandato. Non potrò farlo da solo, ma con il popolo su cui sono chiamato a vegliare. A vegliare, badate, non a vigilare. Vegliare significa avere uno sguardo acuto, potenziato dal collirio del vangelo. E permettete: guardo i giovani con le loro enormi potenzialità , ma anche quelli costretti ad emigrare per lavoro; guardo coloro che lavorano e coloro che sono disoccupati; coloro che sprecano i loro averi dietro le slot machines e quelli che con sacrificio investono nel futuro dei loro figli; coloro che sono felici del loro matrimonio e coloro che lo stanno vedendo andare in crisi; coloro che difendono la cosa pubblica e coloro che attentano ad essa nella criminalità nelle cui maglie sono caduti; coloro che nelle campagne sono vittime di nuove o forse anche antiche forme di schiavitù. Un pensiero va ai carcerati e a coloro che stanno scontando la loro pena a casa: anche per loro ci può essere un futuro radioso. A tutti sento di annunciare con tutta la Chiesa: Spalancate le porte a Cristo. Abbiate fiducia della sua misericordia.
Buona strada, da percorrere insieme¦ Il Signore benedica tutti e ciascuno delle nostre città e paesi.