lunedì, Aprile 29, 2024
Cultura

“”Io caduta per dovere””, Annalisa Strada ci presenta Emanuela Loi

Le nostre vite appartengono prima di tutto a noi, ma senza dimenticare i prestiti contratti con le figure che ci hanno preceduto. Una delle figure del martirologio civile italiano è potuta salvarsi dall’azione disgregatrice del tempo, e così candidarsi ad essere stella polare per le generazioni a venire, grazie all’opera di Annalisa Strada, edita da Einaudi.

L’agile e denso libro della professoressa Strada conduce per mano il lettore nell’esplorazione di una delle vittime della strage di via D’Amelio, costata la vita a cinque persone, tra cui l’eroina della storia. Una giovane esistenza stroncata dalla violenza mafiosa, ma anche dall’ignavia di uno Stato tale da non meritarsi una figura di alto civismo quale è stata Emanuela Loi. Una persona “”perbene in un contesto di gente permale””, dichiara senza menare il can per l’aia l’autrice di fronte al pubblico.

Il dirigente scolastico della Carducci-Paolillo Giacomo Vitale coglie al volo la fresca pubblicazione del romanzo-saggio di Annalisa Strada per dedicargli uno spazio all’interno della rassegna sull’Educazione alla Legalità , iniziata l’anno scorso con la partecipazione delle classi del suo Istituto Comprensivo alla fiera del Libro e proseguita con gli incontri dedicati all’opera di Luigi Garlando “”Per questo mi chiamo Giovanni””, tenutosi a gennaio, e la visita gradita del giudice simbolo di Mani Pulite Gherardo Colombo. Al centro dell’incontro del 1 marzo è stato il racconto, in prima persona dalla stessa vittima di mafia, redatto nel corso delle conversazioni dell’autrice con la sorella superstite Maria Claudia.

Il copione sembrerebbe emblematico di una nazione in perenne emergenza. Una ragazza di 23 anni sveglia e carina, con un sogno nel cassetto entrato in collisione con la dura realtà . Per l’Italia degli inizi degli anni 90 non ci sono molte speranze per gli insegnanti, anche dopo aver conseguito una brillante laurea; peggio ancora se vieni dalla periferia, da un isola come la Sardegna, in cui le scuole distano ad enormi distanze dai centri urbani e la popolazione infantile scarseggia. Ragion per cui la protagonista della storia decide di tentare il concorso nella Polizia di Stato. Perchà© Emanuela era animata da un “”profondo senso del dovere, ma anche da un profondo senso pratico””, che non le impedisce di dedicarsi al lavoro di poliziotta con grande profitto, senza opporre nessun rifiuto al suo trasferimento a Palermo. Trasferimento che le lascia l’amaro in bocca, presa com’è “”dal senso di sradicamento, che la porta lontano dal suo fidanzato a ricostruire le sue radici””, in una terra in cui il profumo delle sue arance a stento copre l’odore del sangue, sparso dalle ondate di agitazioni seguite al maxi processo. La piccola storia di Emanuela entra a far parte della grande storia di un Paese, nonostante le perplessità  del giudice Paolo Borsellino ad avere come guardia del corpo una esile donnina dalla statura non proprio paragonabile a quella del tutore della legge modella. Un incarico che accetta nonostante la preoccupazione scoppiata nel suo animo, ma al quale accetta per “”il caso esiste, ma gioca un ruolo minore alla volontà “”. E la sua volontà  era quella di donare “”un senso di sicurezza tramite il suo lavoro””; al pari di quello agognato d’insegnante.

Presa in disparte, Annalisa Strada disarma per il suo sorriso raggiante e per la sua disponibilità  immediata, che regala ai suoi alunni in qualità  di docente. Ruolo al quale alterna la sua carriera di scrittrice per l’infanzia, che le ha riservato riconoscimenti prestigiosi, primo di tutti il Premio Andersen, l’omologo del premio Strega rivolto all’infanzia, con il suo libro “”La sottile linea rosa””. Una scrittrice conscia dell’importanza del periodo cruciale dell’infanzia, durante il quale gli adulti devono dimostrare la loro bravura nell’accendere la passione dei bambini verso la letteratura. Sulle strategie da adottare, la professoressa dichiara “”I bambini sono solo essere umani con meno esperienza rispetto all’adulto. E bisogna essere rispettosi di ciò che loro sanno, e ciò che non sanno va spiegato con dovute maniere, con gradualità  e tenendo un linguaggio appropriato per la loro intelligenza, perchà© sono piccoli ma non sciocchi””.

Al che sorge spontanea una domanda su come rendere appetibile la lettura, quesito rivolto non solo alla narratrice, ma alla responsabile editoriale esperta di marketing quale Annalisa Strada è stata in passato. Domanda in cui convogliamo i nostri aneliti sulla recezione della letteratura ai bambini affetti da condizioni di disagio, purtroppo non mancanti nella nostra Cerignola “”Fortunatamente esistono approcci alla lettura non onerosi per la famiglia. I bambini si avvicinano alla lettura quando scoprono che ci sono storie nei libri, e quindi bisogna leggere ad alta voce, raccontare e avvicinarli ad esse nelle strutture pubbliche che ci sono e che funzionano””.

Libro come testimonianza di una vita spezzata, ma anche come risorsa per sorreggere bambini nel percorso di emancipazione da mentalità  criminali, con la costante speranza di poter strappare manovalanza al crimine organizzato agendo fin dalla più tenera età . “”Ognuno di noi fa le scelte che un po’ l’esperienza gli consiglia. Se i figli di mafiosi hanno la possibilità  di incontrare stimoli diversi e di aprire le loro ipotesi di vita a un ventaglio più ampio, possono sicuramente cambiare condotta rispetto ai loro genitori”” ci risponde con lo sguardo proteso all’orizzonte. Una risposta che sembra essere scoccata in direzione di un genitore, al quale spetta il compito di assicurare un futuro dignitoso ai propri figli.
Enrico Frasca

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