sabato, Luglio 27, 2024
Sanità

Tra aggressioni e minacce in corsia: viaggio nei reparti dell’ospedale Tatarella di Cerignola

Tra aggressioni e minacce in corsia: viaggio nei reparti dell'ospedale Tatarella di Cerignola

Istituita dal Ministero della Salute, il 12 marzo si celebra la ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari’. Il problema della violenza nei confronti del personale sanitario è attuale e in crescita, rappresentando un fenomeno preoccupante. In Italia, il 62% degli operatori sanitari ha subito forme di violenza sul luogo di lavoro.

Siamo sbarcati nell’ospedale Tatarella per raccogliere qualche testimonianza e capire cosa ne pensa il personale sanitario di questa giornata.
Un giovane medico di reparto ci racconta: “Il problema non sono i pazienti ma il più delle volte sono i parenti, che purtroppo non sanno cosa c’è dietro al nostro lavoro e usano la violenza, che può essere anche verbale con minacce (“non ti ritiri a casa tua”, “vedi che ti succede alla macchina”, “so dove abiti” ecc.) che vanno dalle più velate a quelle dirette, bisogna cercare di sensibilizzare il più possibile sulla questione perchè noi stiamo lavorando anche per loro”.

Oppure come la pensa un veterano O.S.S. che ci racconta: “Se non vengono fatte leggi ad hoc severe nel sistema penale (con processi diretti e reclusione o multe salatissime) e soprattutto se non vengono fatte rispettare queste ultime contro questi soggetti violenti, sia verbalmente che fisicamente, possiamo perderci a parlare fino a domani, non cambierà nulla. Voglio vedere se per un insulto uno si becca un anno di carcere o una bella sanzione, meglio ancora con aggravante da recidiva. 20 anni fa fui aggredito, subocclusione della spalla destra. La polizia intervenne ma non fece nulla, allontanò solo fuori l’energumeno. L’ azienda non fece nulla, anzi disse che la colpa era mia perché a quell’ora il parente non doveva stare dentro il reparto, chi lavora per lo stato non è tutelato” conclude.

E ancora un giovane infermiere che dal suo canto e dalla più breve esperienza ci racconta: “Qui la situazione è ogni giorno critica, basta rimanere per una mezz’oretta al triage per vederne di tutti i colori, ci troviamo ad essere impegnati a sedare animi più violenti piuttosto che fare quello per cui abbiamo studiato”.

Giuseppe Bellapianta



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