giovedì, Aprile 25, 2024
Cronaca

La storia di Morena: “Nessuno mi fa lavorare a Cerignola perchè sono trans”

La storia di Morena: "Nessuno mi fa lavorare a Cerignola perchè sono trans"

“Quando avevo l’altra identità, e mi chiamavo Giuseppe, lavoravo e mi cercavano. Adesso, che sono Morena, ho difficoltà a trovare un lavoro a Cerignola: qualche gestore di bar me lo ha detto apertamente, altri me lo hanno fatto capire, altri ancora hanno detto che non cercavano personale, ma sui social promuovevano offerte a tempo pieno. Motivo? Sono trans”.

C’è un prima e un dopo nella vita di Morena. Il 2017 è l’anno del cambiamento, perché quel ragazzo, padre di due figli che ora hanno 13 e 14 anni, dà voce a ciò che aveva sempre saputo. Inizia il periodo di transizione, si sposta a Napoli, effettua la prima operazione al seno, intraprende le iniziative legali per cambiare nome in attesa di completare definitivamente il suo percorso. Adesso però, dopo una parentesi vissuta in Campania, Morena ha deciso di tornare nella sua terra natia “convinta di poter trovare lavoro, ma in realtà è stato un disastro: ho girato quasi tutti i bar di Cerignola ma nessuno è disposto ad assumermi. C’è chi ha detto di non poterlo fare per non correre il rischio di avere problemi a casa con la moglie. Una trans non può lavorare in questa città perché il titolare ha paura di una battutina, in pratica. Sono stupita da quanto mi sta succedendo”, dice Morena.

E non si tratta solo di casualità o di crisi post Covid che azzera le possibilità lavorative. Una volta – racconta- legge sui social network l’annuncio di un bar alla ricerca di personale qualificato. Un suo amico, che conosceva il titolare, prende informazioni e si assicura dell’effettiva necessità di lavoratori: sembra fatta, ma poi arriva il colloquio di persona a cui segue un imbarazzato “ma noi non cerchiamo personale”. Liquidata così, mentre nei giorni successivi quell’annuncio di ricerca di personale continua a campeggiare su Instagram.

Tutta “colpa” di quel cambiamento, del suo essere transessuale e così “diversa” dagli altri. Una diversità che spaventa al punto  tale che vi sarebbe chi perfino rinuncerebbe ad una professionalità acclarata nel campo della ristorazione, visto che “nella mia vita precedente ho lavorato ovunque e senza problemi, anzi, mi cercavano in continuazione”. Eppure le cose sono cambiate. A iniziare proprio da Morena.

“Ho sempre saputo di me, ma ci troviamo in un paesino, ho cercato di nascondere la mia identità per anni. Ho  frequentato una ragazza, dalla quale ho avuto due figli, con lei convivevo nel 2010 e ci siamo lasciati perchè non andavamo d’accordo. Poi ho capito quello che in cuor mio ho sempre saputo. Piano piano – racconta Morena- ho iniziato a vestirmi con abbigliamento aderente, da donna. La mia voglia non era restare gay, ma avere una vera e propria trasformazione”.



Un percorso lungo, sofferto innanzitutto da un punto di vista affettivo. Chiudere con la sua vita precedente, con quel Giuseppe padre di due figli e lavoratore instancabile nei bar, non è stato semplice. Soprattutto per chi gli stava intorno: “Mio padre ad esempio non mi parla più, i parenti non l’hanno presa bene perché, per loro, questa transizione è inaccettabile dal momento che ho due figli. Io, però, mi sentivo a disagio prima e non adesso. Pur con le loro difficoltà, solo mia madre e mia sorella mi hanno supportato”, racconta Morena.

La sua nuova vita però la soddisfa da un punto di vista personale, mentre tutto intorno le privazioni si fanno costanti. Parte della famiglia non accetta la transizione, per i commercianti la sua figura è troppo ingombrante per restare dietro un bancone o tra i tavoli. E poi ci sono i bambini.

“Loro avevano 3 e 4 anni quando ho iniziato la mia trasformazione. Non hanno mai visto un papà in giacca e cravatta e poi in gonna, ma hanno sempre visto una figura femminile. Con loro ho un rapporto normalissimo, non gli faccio mancare nulla e per questo non mi sento affatto sbagliata. Per loro però mi privo di tante cose, non vado a prenderli a scuola o a calcetto per evitare che i loro compagni facciano battute, con loro non vado nei bar o non posso fare aperitivi con la mia famiglia, cose che per tutti gli altri invece sono normalissime”, confida Morena.

Cosa resta di quel Giuseppe, padre e lavoratore? “Un caro fratello, solare, brillante, benvoluto, aveva una famiglia ed era tranquillissimo. Ma per me Giuseppe è un fratello ormai morto, che non esiste più”.

Morto da quel 17 agosto 2017, quando Morena scappa di casa e si stabilisce a Napoli, città che invece l’ha accolta senza pregiudizi. “La trans non dev’essere vista solo in maniera trasgressiva, perché ciascuno di noi dentro di sé ha una parte trasgressiva. Io cerco solo un lavoro e vorrei essere giudicata solo per come lavoro, non per altro. Ai cerignolani che si vergognano di me dico che sono io a vergognarmi di loro. Cerignola è un paese che vive d’apparenza: quando sei trans tutti vogliono essere tuoi fidanzati, ma solo a letto, di nascosto, purché non si sappia”, sostiene Morena.

“Io – è l’appello – voglio soltanto lavorare: ho una famiglia da mantenere, due figli, e ho il diritto di lavorare ed essere valutata per quello che faccio sul posto di lavoro e non per il pregiudizio che la gente nutre nei miei confronti. Ho sempre lavorato nei bar, o in negozi di abbigliamento, ma per ora sembra impossibile tornare a farlo nella mia città”, conclude Morena.

Michele Cirulli


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Inkazzato e basta
2 anni fa

Ti faccio i migliori auguri per tutto,purtroppo questo è un paese che per arrivare alla normalità devono passare secoli di storia ,cultura ed emancipazione. Cerignola vuole assomigliare alle grandi metropoli emancipate,ma solo nell’apparenza del vestire e dell’esibire auto di lusso.
Non è ancora pronta e mai lo sarà ad accogliere diversità di ogni genere, culturali,religiose,etniche,ecc come può essere una qualsiasi città del nord Europa o di oltreoceano.

Mangia cozz
2 anni fa

Cerignola non è più un paese, ma è una grande Città, solo che per la gente che vive in questa Città, praticamente è rimasta ancora all’ignoranza ottusa, tradizionalmente, ma non per quanto riguarda la omosessualità, in genere ma di essere ancora una Città disastrata da una vecchia politica di saltimbanchi, da Sindaci deludentiche abbiamo avuto in tanti e tanti anni seguenti, erano accuminati dai loro scopi di denaro, e a far finta di collaborare con i cittadini ma senza vericità abbiamo avuto Sindaci in questa Città, di soli corrotti e raccomandati del posto, ma mai dico mai endusiasti dei nostri… Leggi il resto »

Il cittadino
2 anni fa

Tutto questo moralismo di sto cazzo non penso che Cerignola è come stato descritto da Morena

Mauro
2 anni fa

Si

Forse qualcuno si è intimorito nel dover assumere Morena.

Ma c’è da dire anche che lavoro non c’è né tanto.

Quello che si trova, è sottopagato, ed è in pratica Sfruttamento.

AUGURI WAGLIO
2 anni fa

FORSE SE ERA GIUSEPPE TUTTI I FINTI UOMINI LO FACEVANO LAVORARE . PERCHE SOTTO SOTTO CI PROVAVANO . ORA LE LORO MOGLI SE NE ACCORGERANNO . AUGURI PER TUTTO PEPPE IO TI CHIAMO SEMPRE COSI .

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