sabato, Luglio 27, 2024
Cronaca

Tentò di corrompere il sindaco, condannato Bonassisa. Biancofiore a giudizio

Patteggia una condanna a 1 anni, 8 mesi e 26 giorni (pena sospesa) Rocco Bonassisa, 49 anni, originario di Deliceto, titolare della «Agecos»; mentre va a giudizio Gerardo Biancofiore, 52 anni, di Cerignola, amministratore della «Sedir», ex presidente regionale dell’Ance. Si è conclusa così ieri mattina davanti al gup del Tribunale di Foggia Marialuisa Bencivenga l’udienza preliminare nei confronti dei due noti imprenditori imputati di istigazione alla corruzione nei confronti del sindaco di Cerignola, l’avvocato Franco Metta. Secondo l’accusa, i due imprenditori avrebbero offerto 20mila euro in contanti al primo cittadino per cercare inutilmente di ottenere favori per un appalto relativo al settore rifiuti. Bonassisa ha confessato durante le indagini e ieri il gup ha accolto la proposta di patteggiamento concordata tra l’avvocato Luigi Follieri e la Procura. Biancofiore, difeso dall’avvocato Raul Pellegrini, si dice innocente: per lui rinvio a giudizio come chiesto dalla Procura e prima udienza del processo in aula il 29 maggio davanti alla sezione collegiale del Tribunale dauno. Contro Biancofiore si sono costituiti parte civile sia il sindaco Metta, assistito dall’avvocato Paola Tortorella; sia il Comune di Cerignola, rappresentato dall’avvocato Francesco Santangelo.

I due imputati e il sindaco parte offesa hanno rinunciato a presenziare all’udienza di ieri nel Tribunale di Foggia. Al centro dell’inchiesta di Procura e agenti del commissariato cerignolano c’è quanto successe nel primo pomeriggio del 7 dicembre 2016. Quel giorno Bonassisa si presentò in Comune consegnando a Metta una scatola di cioccolatini: il sindaco la accettò pensando ad un regalo natalizio ma quando poi la aprì nella sua stanza in municipio per offrire i dolciumi ad alcuni collaboratori, apriti scatola e apriti cielo: Metta vide la mazzetta da 20mila euro, si infuriò; telefonò arrabbiatissimo (a dir poco) a Bonassisa e Biancofiore (questi era in vacanza) chiedendo loro come si fossero permessi di fare una cosa del genere; chiamò la Polizia, consegnò la scatola con il denaro e denunciò sia in commissariato, sia pubblicamente sui social, il tentativo di corromperlo. Undici mesi più tardi, il primo novembre 2017, la Polizia arrestò Biancofiore posto ai domiciliari su ordinanza del gip, non emessa nei confronti di Bonassisa che nel corso delle indagini aveva ammesso e chiamato in causa il socio e coindagato. Biancofiore rimase ai domiciliari per tre settimane, gli furono revocati il 21 novembre dal Tribunale della libertà di Bari che accogliendo parzialmente il ricorso della difesa, rimise in libertà l’imprenditore e gli applicò l’interdizione dall’esercizio di attività di imprenditore, pure revocata qualche mese dopo.


La Procura contesta ai due imprenditori l’istigazione alla corruzione perché «in unione e concorso tra loro offrirono la somma di 20mila euro, occultata all’interno di una scatola di cioccolatini, a Francesco Metta sindaco e presidente del Consorzio di igiene ambientale Foggia 4 (ente proprietario di Sia, azienda che gestisce il servizio raccolta rifiuti) per indurlo ad autorizzare (o comunque favorire il rilascio dell’autorizzazione) la proposta di project-financing per la realizzazione e successiva gestione del sesto lotto della discarica di rifiuti urbani da relizzarsi presso l’impianto Sia in contrada Forcone-Cafiero; e comunque per acquisire vantaggi futuri». L’accusa contro Biancofore si base sulla denuncia di Metta; sulla confessione resa da Bonassisa al pm; sugli sms che i due imprenditori si sarebbero scambiati subito prima e subito dopo la consegna della scatola con i 20mila euro al primo cittadino. Bonassisa, che sarà sentito in aula nel processo all’ex socio, ha raccontato durante le indagini che fu Biancofiore a convincerlo a presentare una proposta congiunta per costruire e gestire il sesto lotto della discarica; fu ancora l’allora socio a parlargli dell’«omaggio» da offrire a Metta; e fu un uomo di fiducia del presunto complice ad avergli consegnato poco prima che lui si recasse in municipio i 20mila da consegnare al primo cittadino. Ricostruzione che Biancofiore e il suo difensore contestano in toto: nessuna omaggio, nessun tentativo di corruzione da parte sua.

La Gazzetta del Mezzogiorno


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