sabato, Luglio 27, 2024
Cronaca

FOTO | Le inchieste non fanno paura: a Cerignola si continua a sversare

Pneumatici, lastre di amianto, carcasse di auto o di animali. Una nuova cava abusiva, in zona Capacciotti, sembra rappresentare una vera e propria bomba ecologica e dà  conferma del fatto che, anche dopo le inchieste giudiziarie, a Cerignola si continua a tombare rifiuti pericolosi e non pericolosi proprio sotto la terra utilizzata per coltivare i campi e mettere sulla tavola i prodotti agricoli.

All’attività  di sotterramento sembra affiancarsi anche quella di incendio dei rifiuti che, invece di trovare collocazione negli impianti di smaltimento, inondano le campagne non controllate e non controllabili di Cerignola o dei Reali Siti. Secondo indiscrezioni, su quei rifiuti oggi riportati a galla dalla nuova cava, negli anni passati (2013) vi sarebbero stati già  interventi di bonifica ordinati dal Comune dopo rilievi fotografici delle autorità  competenti. Nonostante questo, però, ancora oggi nel “”buco”” sono presenti rifiuti di ogni tipo e “”fresche”” tracce di camion a certificare un’attività  di scarico illegale di scarti, che aumentano di settimana in settimana.

Proprio in nei giorni scorsi anche le telecamere di “”Striscia la notizia”” sono giunte sul posto per evidenziare quanto starebbe accadendo indisturbatamente nell’agro cerignolano. Il mormorare su una incessante attività  di smaltimento illecito di rifiuti continua ad essere frequente. Ma le campagne di Cerignola rappresentano per la verità  un cassonetto naturale ideale: contrada santo Stefano, contrada Ragucci, Pozzo Monaco, Pozzo Terraneo, Diga Capacciotti, fiume Ofanto sono solo alcune zone che, nel corso degli anni, come certificato da inchieste giudiziarie e da recenti ritrovamenti, hanno fatto registrare movimenti notturni di terra e monnezza.

Appezzamenti di terra, tra l’altro, già  sfregiati dall’inchiesta giudiziaria Black Land, che nel 2014 ha svelato il traffico illecito di rifiuti tra Campania e Capitanata, proprio sulla scia delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, già  boss del clan dei Casalesi, alla commissione parlamentare antimafia sul ciclo dei rifiuti. Quel procedimento giudiziario è stato diviso in due filoni: quello barese, terminato con 7 condanne e 2 assoluzioni, e quello foggiano, che oggi corre sul filo della prescrizione e dove compaiono le aziende che, secondo le tesi dell’accusa, hanno lucrato sull’interramento dei rifiuti per diversi milioni di euro.

Nonostante l’accelerata imposta dalla Procura, che ha assegnato un calendario di udienze ravvicinate per rientrare nei tempi legali, il filone foggiano potrebbe tradursi in un vero e proprio flop. Proprio dal tribunale di Foggia, oltretutto, arriva una perizia dal contenuto allarmante: “”””L’interramento di rifiuti nei siti in oggetto di indagine è stato effettuato in zone che non avrebbero dovuto e potuto essere adibite a ciò, non essendo assolutamente idonee allo scopo e peraltro immediatamente adiacenti a zone agricole coltivate. Tutte le considerazioni elencate “”“ scrive Scapicchio, il tecnico incaricato dal pm Giuseppe Gatti- portano alla necessità  di provvedere in tempi rapidi alla bonifica dei luoghi, onde limitare l’impatto ambientale derivante dallo stazionamento ulteriore dei rifiuti in situazioni assolutamente non idonee””. Eppure nessuna azione di bonifica, fino ad oggi, è stata intrapresa.

“”Prendendo spunto dalla penultima relazione della commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti, abbiamo sempre ricordato alla Regione Puglia che il nostro territorio è a rischio sia per caratteristiche morfologiche, oltre 2500 cave abbandonate, sia per la posizione geografica che ben si presta come trampolino di lancio a traffici internazionali di rifiuti””, spiega il referente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini.

Il problema delle cave riguarda non soltanto Cerignola o i Reali Siti, ma l’intera provincia di Foggia. Secondo gli ultimi dati diffusi nel 2015, e con una parziale ricognizione delle maggiori inchieste giudiziarie sul tombamento della monnezza, in Capitanata servirebbero circa 360 milioni per bonificare le terre segnate dai sigilli. A queste si aggiungono quelle non ancora identificate, proprio come l’ultima grande cava ritrovata a Cerignola nella zona adiacente alla diga Capacciotti. L’ultimo stanziamento provinciale risale a due anni fa, quando l’ente deliberò 200 mila euro per diversi siti foggiani e per Giardinetto, una delle questioni ambientali più controverse della Capitanata con rifiuti provenienti da tutta Europa.

Michele Cirulli

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