lunedì, Aprile 29, 2024
Politica

Il Consorzio (Cerignola in primis) non chiederà il risarcimento per i rifiuti sotterrati: addio costituzione di parte civile contro Arminio

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Il Consorzio non chiederà più il risarcimento a colui che costruirà lo stadio di Cerignola



Ha agitato il Palazzo la prima puntata della nostra inchiesta sul passato di Erminio Arminio, l’imprenditore noto alle cronache per aver sversato illecitamente – insieme ad un’organizzazione di 14 persone, come confermato nel primo grado di giudizio – rifiuti nelle campagne di Cerignola e nel territorio circostante. Attraverso false documentazioni, che attestavano come ammendante il carico dei tir fatto in realtà di rifiuti solidi urbani, i viaggi terminavano la loro corsa nelle campagne, dove il contenuto veniva tombato sotto terra.

Ora lo stesso Arminio è capofila di un imponente progetto di finanza per la costruzione dello stadio di Cerignola con la ditta Gaesi srl, di cui è amministratore unico con capitale sociale di 150mila euro. Ma adesso, per il danno ambientale, il Consorzio di Igiene Ambientale non potrà chiedere alcun risarcimento.

È questo il contenuto delle disposizioni del sindaco Francesco Bonito, in qualità di presidente del Consorzio FG4, che ha ritirato la costituzione di parte civile nel processo Black Land: in questo modo, quindi, il Consorzio, maggiormente colpito da un punto di vista economico dall’affaire rifiuti illegali, non sarà titolato a richiedere un ristoro in caso di ulteriore condanna.

Eppure si parla di una somma esorbitante chiesta a quelli che la Procura ritiene responsabili dello sversamento, tra cui Erminio Arminio: una cifra tra gli 8 e i 10 milioni di euro per sopperire ai danni e ai mancati guadagni. I rifiuti che viaggiavano dalla Campania avrebbero dovuto infatti essere smaltiti all’interno della discarica di Cerignola e invece sono finiti nel sottosuolo. Va da sé che il danno per l’azienda dei rifiuti diventa così incalcolabile. Con un atto del presidente del consorzio, Francesco Bonito, la costituzione di parte civile non c’è più. Non si sa perché.

Quell’organizzazione smantellata nel 2014 dalla DIA era quasi militare, definita in maniera capillare per ruoli e competenze. Un drappello di uomini altamente specializzati nel tombamento dei rifiuti tanto che, dalle carte dell’inchiesta, emerge come alcuni nominativi delle persone coinvolte nel processo Black Land comparissero anche nella lista nera che il boss, poi pentito, Carmine Schiavone – tra i capi del potentissimo clan dei Casalesi – aveva consegnato agli inquirenti per tracciare volti e unità a servizio della Camorra nel traffico illecito di rifiuti.

E che la Camorra avesse ramificazioni e interessi in questa fetta di territorio, non è soltanto la storia criminale a dirlo, ma anche lo stesso Schiavone il quale, interrogato dalla Commissione Parlamentare Antimafia, confermò: “Anche sulla Puglia parlavamo; c’erano discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori, in base ai discorsi che facevamo negli anni fino al 1990-1991. A mia conoscenza personale, nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e di Foggia”.


In totale, secondo le ricostruzioni processuali di Black Land, sono state 270mila le tonnellate di rifiuti sversate nelle campagne del territorio in un solo anno. A Cerignola, ad esempio, fu utilizzato un grande spiazzo nei pressi della Diga Capacciotti, a poche centinaia di metri dallo svincolo autostradale che collega direttamente alla Campania. Rifiuti provenienti da Napoli, Caserta, Salerno, Avellino e occultati per sempre nelle viscere dei campi coltivati cerignolani e dei Reali Siti.

Secondo il Tribunale di Foggia, che in primo grado lo ha condannato a tre anni, Erminio Arminio “ha avuto un ruolo di rilievo nel sistema che ha caratterizzato il traffico di rifiuti. Alla Biocompost Irpino veniva infatti effettuata solo la triturazione dei rifiuti, i quali, successivamente, con documenti di trasporto recanti sia la falsa destinazione del medesimo presso aziende terze agricole, sia la falsa attestazione che trattasi di compost” andavano a finire nel sottosuolo producendo utili fino a 2.5 milioni di euro. Questo è infatti emerso dal processo.

La mente di questa organizzazione era Pasquale Del Grosso, assassinato e carbonizzato nel gennaio del 2014 nelle campagne tra Foggia ed Ascoli Satriano. Secondo l’accusa, e come poi accertato in dibattimento, Del Grosso era colui il quale metteva insieme i “pezzi” campani con quelli della provincia di Foggia. A causa di una questione di debiti – Del Grosso voleva 20mila euro da due trasportatori che si erano fatti sequestrare un tir- fu da questi dapprima ucciso a fucilate e poi il suo corpo fu fatto accomodare in un’auto data alle fiamme. Una storia che aggiunge macabro al macabro.

E non si conoscono i motivi per cui il Consorzio, capeggiato dal Comune di Cerignola e maggiormente titolato a chiedere un risarcimento, abbia deciso di abbandonare il processo che vede imputato, tra gli altri, anche colui il quale a novembre si è proposto all’Ente per costruire il nuovo stadio.

Michele Cirulli



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Il Prefetto intervenga!
2 mesi fa

Il Prefetto dovrebbe intervenire immediatamente e sciogliere il Comune prima che questi lo consegnino al clan dei casalesi.
Altro che Metta ed i matrimoni…..

Buongiorno Carapelle
2 mesi fa

Buongiorno Stornarella ve tapugg ka dj chiaccr touo steim chien!

Cittadino
2 mesi fa

Il Rambo dei giudici andrà a parlare a Roma. Speriamo che se lo tengano!

#senzapoliticasivince
2 mesi fa

Lo stadio lo realizzerà la Raduano srl .

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