giovedì, Aprile 18, 2024
Cultura

Cosimo, il cerignolano nella Parigi del terrore: “”Si respira paura””

Prima in metro guardavamo i telefoni, adesso ci guardiamo in faccia. Il giorno dopo l’attentato parigino, il terrorismo mette a segno un’altra vittoria gettando nella diffidenza e nella paura chi vive in Francia. Tra questi c’è Cosimo Dipierro, 30 anni, di origini cerignolane.

 
 
Ha girato il mondo per coronare il suo sogno: diventare chef. Da luglio lavora al Mori Venice Bar, un ristorante di lusso frequentato da arabi e dalla Parigi bene. Quando nel Bataclan il rumore dei proiettili sovrasta la musica degli Eagles of Death Metal, quando le bombe dei kamikaze esplodono allo Stade de France coprendo il frastuono del tifo, quando i terroristi sparano a caso nei ristoranti tra Rui Alibert, rue de la Fontaine au Roi, Place de la Republique e rue de Charonne, Cosimo è in cucina e, come tutti, fa semplicemente la sua vita.
All’inizio non abbiamo capito molto. Io, ad esempio, sono stato avvisato da alcuni familiari che volevano sapere come stessi. Abbiamo chiuso immediatamente il ristorante e subito dopo le 22:00 Parigi era deserta. Solo tornando a casa ho iniziato a rendermi conto di quello che era successo, racconta Cosimo Dipierro. Lo chef abita nei pressi di rue de Charonne, poco lontano dalla fermata Nation, dove alle 21:20 gli attentatori sono arrivati a bordo di una Seat di colore nero ed hanno ammazzato 19 persone nel ristorante la Belle Equipe. Per fare rientro a casa Cosimo trascorre 35 minuti scortato dalla polizia: Appena usciti dalla metropolitana abbiamo udito degli spari di mitra. Appena scesi abbiamo sentito l’allarme della metro e c’era gente che scappava verso le uscite. C’è stata molta confusione e tanto caos. Era andato tutto in tilt, le strade erano bloccate e nessuno sapeva cosa fare, nessuno ci diceva cosa avremmo dovuto fare, spiega il giovane cerignolano.
Appena arrivati su strada “ prosegue- la polizia ci ha invitati ad entrare in un pub e siamo rimasti lì, tutti insieme, in un clima surreale. Sembrava un film, ma purtroppo non era un film. Ho avuto molta paura, siamo ancora sotto choc. Non abbiamo dormito per tutta la notte, siamo rimasti incollati alla tv per capire cosa fosse successo. Perchè in quei momenti sono arrivate notizie imprecise, confuse, su attentati in diversi punti della cittࠝ.
Non abbiamo dormito per tutta la notte. L’indomani con il proprietario del ristorante abbiamo deciso di tenere aperto e di non abbassare la testa. Parigi era un deserto. In giro non c’era nessuno, mai vista una Parigi così. Dopo lavoro andiamo al Grand Boulevards che è una zona che pullula di gente ad ogni ora della notte. Il giorno dopo l’attentato, nel solito pub in cui andiamo a bere qualcosa, eravamo solo in sei, osserva Cosimo.
I sette attentati rivendicati dall’Isis sono stati ferite profonde nella capitale parigina, perchè dopo l’attacco alla redazione Charlie Hedbo, pur vivendo in stato d’allerta, nessuno si sarebbe aspettato un secondo agguato terroristico di queste dimensioni. Siamo tutti preoccupati- aggiunge Cosimo- perchè ormai i terroristi non colpiscono più i punti nevralgici o simbolici, ma ovunque.  Nessuno è al sicuro ai tempi del terrore. Recarsi allo stadio diventa pericoloso, assistere ad un concerto rock potrebbe diventare un rischio fatale, sedersi in un ristorante si tramuterebbe in una leggerezza imperdonabile.
Fa rabbia sapere che prima che gli Eagles of Death Metal suonassero- racconta lo chef italiano- c’era stato un momento di raccoglimento per ricordare la strage Charlie Hebdo. O fa rabbia sapere che quegli attentatori allo Stade de France avrebbero voluto lasciarsi esplodere tra gli spalti e non fuori.  Paura, apprensione e morte, per Cosimo semplicemente 13 novembre. Ma ciò che ferisce ancor di più la Francia è l’aria che si respira il giorno dopo: La mia fermata metro, Nation, piena zeppa di uomini appartenenti all’Esercito, con mitra e mimetiche. Ancora oggi si respira tanta paura. La gente in metro è timorosa, guardinga, sempre allerta: prima si guardava il telefonino, ora ci guardiamo in faccia. La gente che abita nei posti degli attentati viene scortata dalla polizia quando deve uscire dai propri appartamenti.  L’unica cosa da fare è andare avanti, nonostante tutto. Abbiamo paura, è innegabile, ma dobbiamo continuare a fare ciò che ci piace fare, perseguendo i nostri sogni e i nostri obiettivi. Solo così possiamo combattere il terrore, conclude Cosimo Dipierro.
Michele Cirulli
 

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