sabato, Luglio 27, 2024
Cronaca

Ecco la mafia nell’immondizia di Puglia

Un appalto ventennale concesso dalla vecchia amministrazione comunale di centrodestra a Noci nel 2007. I contratti firmati a Putignano e Sannicandro, Grumo e così da una decina di comuni pugliese.

 
Ma soprattutto il caso Massafra, dove il boss è assunto dall’azienda, ne è addirittura quadro, tanto da salire sul palco di un’assemblea pubblica con mezza amministrazione comunale al fianco e parlare di raccolta rifiuti.
Eccola la mafia nell’immondizia di Puglia. Messa nero su bianco, in atti ufficiali della prefettura e dell’autorità  dell’Anticorruzione, che raccontano come una ditta, la cooperativa Avvenire, che gestiva la raccolta di rifiuti in mezza Puglia, fosse in affari continui e diretta con la criminalità  organizzata.Per bloccare lo scempio, si è mossa il mese scorso la prefettura di Bari commissariando l’azienda. Si stanno muovendo da mesi le direzioni nazionali antimafia. E si muove ora il responsabile dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. “”Dalle verifiche eseguite dalla prefettura – si legge nel suo atto notificato nelle scorse settimane- risulta che Avvenire ha in corso di esecuzione un rilevante numero di contratti presso molteplici enti locali””.Dove? “”La ditta Avvenire – si legge – gestisce il servizio in enti locali pugliesi e locali: Tursi, Laterza, Lizzano, Castellaneta, Monteiasi, Noci, Putignano, Grumo Appula, Zapponeta, Isole Tremiti e Montescaglioso””. Comuni in cui secondo Cantone in nessuna maniera può continuare a lavorare con il vecchio management, viste le infiltrazioni. Da qui la decisione del commissariamento. Ma anche la volontà , dell’Anticorruzione e anche delle procure, di investigare sulle modalità  con le quali sono stati concessi quegli appalti.A preoccupare sono le relazioni dell’azienda. “”Dall’esame degli atti – scrive la prefettura – vengono fuori i rapporti tra la società  Avvenire e l’associazione di tipo mafioso Valente-Stummo””, una ‘ndrina calabrese che opera nella zona di Cosenza. L’Avvenire, che ha sede a Gioia del Colle, si era aggiudicata infatti l’appalto nel comune di Scalea e per farlo avrebbe versato una mazzetta da 500mila euro al gruppo criminale locale. “”A noi servivano, per esempio, 200mila euro all’anno che noi ce li giostriamo come vogliamo. Favoriamo a quella impresa… favoriamo a quell’altra, Gino mi pulisce i marciapiedi. Ce li facciamo pulire. Almeno facciamo pure gli amici””, diceva, intercettato, il boss Pietro Valente. Ed effettivamente secondo gli investigatori i “”rappresentanti della coop si sarebbero impegnati a corrispondere, in cambio dell’aggiudicazione dell’appalto, agli appartenenti alla ‘ndrina Valente-Summo una somma pari a 500mila euro””.Ma Avvenire non era nuova a rapporti di questo genere. E soprattutto non lo faceva soltanto in Calabria. Ma anche e soprattutto in Puglia. E’ il caso per esempio di Giuseppe Coronese, capoclan a Massafra. Condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, “”è emerso – scrive la prefettura – il rapporto di dipendenza della ditta con il pluripregiudicato””. “”A Massafra – si legge negli atti – l’Avvenire gestisce attualmente il servizio di Rsu (Raccolta solidi urbani) a seguito di un contratto da 14 milioni di euro dal 15 giugno del 2012″”. Bene, “”chi gestisce questo denaro? “”Il 14 luglio del 2014 – ricostruisce la prefettura – come appare sulla pagina web del comune di Massafra si è tenuta una assemblea pubblica ove sono comparsi quali relatori sul servizio di raccolta differenziata l’assessore alla gestione della Rsu, Raffaele Gentile, i consiglieri comunali Baccaro, Micollis e, per la società  Avvenire, l’ingegnere Giuseppe Caponnetto e il responsabile de servizio di raccolta solidi urbani””.Chi è? “”Giuseppe Coronese””, probabilmente non un omonimo del boss. D’altronde tra i dipendenti dell’Avvenire compaiono 37 soggetti dipendenti di Massafra tra i quali gli investigatori evidenziano: “”Giuseppe Cristiano, pregiudicato e controllato con Giuseppe Fiorenti e Salvatore Balestra, pregiudicati mafiosi sodali di Cornese””. Nella lista c’è poi Antonio Miraglia, “”figlio del pregiudicato Fernando Miraglia, sodale di Coronese””. E ancora Piero Miraglia, arrestato nel 2008 perchè a bordo della sua autoportava una calibro 45 carica. Nell’elenco dei dipendenti sono inoltre indicati Gennaro e Antonio Turi oppure Giuseppe Cristiano, tutti con precedenti per reati gravi.””E non è finita qui”” spiega un investigatore. In queste ore stanno analizzando l’elenco di tutti i dipendenti della Coop, i rapporti con le amministrazioni comunali e le modalità  con i quali gli appalti sono stati concessi. Credono che il lavoro sarà  lungo. E assai fruttuoso. (repubblica.it)
 

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