lunedì, Novembre 4, 2024
Cultura

INTERVISTA | “WeWant”, il contenitore web che aiuta (e divide) i cerignolani


Corrado Pappagallo, fondatore di WeWant

È un contenitore di pensieri, annunci, segnalazioni, proteste. Un gruppo social nato del 2012 e rimasto attivo non senza problemi. “We Want” è gruppo Facebook ormai diventato punto di riferimento per gli internauti cerignolani, che quasi in 10mila seguono la pagina. Non sono mancate polemiche, nel corso degli anni, e accuse di “partigianeria” politica. Abbiamo fatto il punto con il fondatore della pagina, Corrado Pappagallo, 36enne che si definisce “cerignolano doc” e vive a Roma dove lavora come funzionario comunale: “A Cerignola- dice- torno spesso, era e rimarrà casa mia”.

We Want è ormai una community molto nota a Cerignola. Come e con quale spirito è nata?

La nascita del gruppo social We Want, avvenuta nel giugno 2012, è riconducibile a una semplice osservazione del territorio cittadino e delle sue dinamiche. Pur non avendo mai “staccato il cordone” che mi legava (e mi lega tuttora) a Cerignola, ho vissuto altrove gran parte della maggiore età, per motivi legati dapprima allo studio e poi al lavoro. Da giugno 2012 a gennaio 2013, tuttavia, ho trascorso diversi mesi a Cerignola, vivendola quotidianamente e analizzandone ogni aspetto. In quel periodo, ho maturato la convinzione che, a fronte di tante e svariate criticità, i cerignolani non disponevano di alcun luogo in cui potersi confrontare, dire la propria e partecipare attivamente alla vita cittadina attraverso segnalazioni, proposte e, perché no, critiche, chiaramente costruttive. Ho deciso così di assecondare un’esigenza generale che, seppur mai esplicitata, era piuttosto evidente. Creare la community fu un attimo, renderla un luogo di aggregazione e condivisione cittadina peculiare un processo spontaneo che non necessitò di alcuna spinta specifica. La gente “chiedeva” di manifestare liberamente e democraticamente il proprio pensiero. Io mi sono semplicemente limitato a “intercettare” e rendere concreto tale desiderio.



In molti si lamentano delle accuse, molti altri esaltano l’utilità del gruppo: perchè WeWant divide?

We Want divide perché, sin dal momento della sua creazione, si è assunta un onere non indifferente in una realtà complessa come quella cerignolana: ha dato voce a chiunque, si è posta come il megafono della gente comune e delle loro problematiche. Le accuse costruttive sono ben accette, tutto è perfettibile. Sono le critiche vacue, sterili e non veritiere quelle di cui non solo We Want, ma l’intera comunità cerignolana dovrebbe fare a meno. Quelle, per intenderci, basate su mere simpatie politiche o personali. Forse qualcuno non accetta che il gruppo possa “smuovere le acque” e risvegliare i cittadini da quel torpore civico tipico di una vecchia politica abituata a ragionare in termini squisitamente autoreferenziali. A mio avviso, chiunque ha il sacrosanto diritto di intervenire fornendo contributi (anche solo dialettici) alla città che vive e che sente propria. E questo, evidentemente, potrebbe aver creato più di qualche grattacapo a chi considerava i cerignolani come semplice portatori di voti piuttosto che come “teste pensanti”. Peccato che We Want non sia soltanto questo. Parliamo, infatti, di una piattaforma che favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, risultando decisiva in alcune occasioni, che consente la condivisione quotidiana di info e quesiti di pubblica utilità, che fa costante opera di sensibilizzazione su temi quali la legalità, il rispetto delle regole e l’importanza della denuncia sociale e che supporta, spesso e volentieri, concittadini in difficoltà. Diciamo che qualcosina di positivo è scaturito negli anni.

Un anno fa un attacco informatico ha di fatto causato la morte della prima community, che poi è rinata. Ci racconti com’è andata?

Il termine “morte” rende bene l’aspetto materiale della vicenda. Una piattaforma di pubblica utilità, a forte partecipazione cittadina, assolutamente no profit e mai asservita a questo o a quell’altro potere politico, è stata materialmente sottratta ai cittadini e data in pasto ad alcuni hackers. Rovinando una community che ai tempi annoverava oltre 16.000 iscritti (con altre migliaia di utenti in attesa di essere aggiunti), queste “persone” hanno sottratto all’opinione pubblica cerignolana un’importante piazza virtuale che aveva raggiunto una propria identità e una dimensione ben definita. Tratti, questi, che hanno continuato a caratterizzare anche la nuova piattaforma nata sulle “ceneri” di quella precedente. We Want Cerignola è una sorta di Araba Fenice 2.0, la cui rinascita è stata resa possibile dalla credibilità acquisita negli anni e dalle immense testimonianze e dimostrazioni di affetto e solidarietà che ho ricevuto dal popolo cerignolano in quel periodo. Una vicinanza che non dimenticherò mai e per la quale non ringrazierò mai abbastanza coloro che hanno avuto un pensiero per me.



Nel corso degli anni tutti hanno trovato spazio su WeWant. Alcuni vi hanno accusati, in maniera molto ingenerosa, di dare addosso all’amministrazione uscente. Che idea ti sei fatto?

Chi pensa che questa community possa mai aver sostenuto questa o quell’altra fazione politica è totalmente fuori strada o in mala fede. We Want ha “accompagnato”, sotto il profilo temporale, due consiliature ed è sempre stata fedele alla sua natura imparziale e alla sua vocazione democratica. Sono i cittadini iscritti, d’altronde, a decidere in piena libertà quali argomenti affrontare e come sviscerarli. E chi, in passato, ha denigrato le pecche della precedente Amministrazione cittadina ha potuto, con le proprie sacrosante denunce civiche, produrre giovamento per la causa di chi è venuto dopo, questo è pacifico. Ciò premesso, nessun cerignolano che possa davvero definirsi tale può essere felice di quanto stia accadendo e dell’attuale momento di stallo che sta attraversando la nostra città, fortemente penalizzata dagli ultimi avvenimenti. A mio avviso, sarebbe giusto e opportuno attendere di avere il quadro completo della situazione prima di pronunciarsi nel merito con cognizione di causa. Però una cosa, senza alcun riferimento specifico a questa o a quell’altra gestione amministrativa, è certa: non è We Want a stabilire le sorti di un governo cittadino, bensì la capacità che ha quest’ultimo di rispettare quanto promesso dai palchi in campagna elettorale e di garantire un’amministrazione lineare e soddisfacente della “cosa pubblica”. La dimensione di We Want è squisitamente civica, non politica. È essenziale ribadirlo.

A volte WeWant è uscita dal web e si è ritrovata nelle piazze, come per l’emergenza sicurezza nel 2015. Perchè quell’esperimento non è proseguito?



Gli anni tra il 2012 e il 2015 sono stati i più intensi sotto il profilo della concretezza: una raccolta beni per ospizio e orfanotrofio, diversi incontri di discussione aperti a chiunque, anche con il coinvolgimento di alcune figure istituzionali, la formazione di uno “zoccolo duro” di cittadini riunitosi spontaneamente e autore di diverse iniziative a carattere civico tra cui la raccolta rifiuti sul percorso di San Marco e la prima, storica edizione cerignolana della Pentolaccia svoltasi nella Villa Comunale. Momenti di intensa partecipazione e condivisione, che comunque continuano a essere perpetrati da importanti associazioni cittadine sorte nel tempo e tuttora protagoniste nella vita cittadina. Ecco, sono loro che, in maniera ideale, hanno ereditato questa dimensione più propriamente pratica. Al momento, We Want svolge una funzione più social, dando voce a tutti i cittadini che vogliano esprimersi, favorendo il massimo coinvolgimento di tutti alle vicende che interessano la realtà cerignolana, compresi coloro che sono emigrati altrove ma continuano ad avere Cerignola nel cuore. In futuro, chissà, potrebbe tornare ad assumere un ruolo da protagonista anche “sul campo”.

Il gruppo cambierà pelle o rimarrà lo stesso canovaccio?

We Want era, è e rimarrà una piazza virtuale no profit, democratica e mirante a favorire la partecipazione civica di chiunque. Un patrimonio comune a tutti i cittadini di Cerignola proattivi che vogliano sfruttare al meglio questa opportunità di dialogo e di confronto.



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Pescatore
4 anni fa

Sono le nuove sardine?

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