Cerignola e i suoi vini, l’agrario fra saperi e sapori

Fra i sussulti che hanno colpito l’Iiss Pavoncelli negli ultimi giorni, lo storico Agrario continua a diffondere conoscenze relative alla terra di Cerignola. Nella direzione di un disegno già  avviato, a partire dall’istituzione del corso annuale di Enologia e Viticoltura nell’anno scolastico 2015/2016, che ha spezzato l’egemonia detenuta a lungo dai poli di formazione enologici di Locorotondo ed Avellino, che ha costretto molti giovani a lasciare Cerignola per recarvisi allo scopo di acquisire competenze in tal senso.

Un istituto che unisce cultura e applicazione dei campi, come ha dimostrato il convegno in cui sono convenuti validi esperti del settore, che hanno discusso delle grandi potenzialità  insite nell’attivazione del citato corso nel pomeriggio del 14 aprile, in ragione del “”terreno fertile”” nella stessa storia cittadina, area di una plurisecolare coltivazione di vitigni del rinomato Nero di Troia, perno indiscusso di un discreto apparato produttivo.

Il dirigente scolastico Pio Mirra, in collaborazione con la Pro Loco e il club Lions, fa notare che “”il titolo di enologo è riconosciuto ufficialmente dall’Unione Europea, e che stanno aprendo moltissimi wine bar grazie all’entusiasmo di molti giovani. E noi siamo l’unica scuola della provincia ad avere il sesto anno abilitante al titolo di enologo””.

Grandi sforzi che hanno riscontrato il plauso dell’Assessorato regionale alle Attività  locali, dicastero in cui sono affluite le Attività  Agricole e della Protezione Forestale a seguito della riforma centrale, tanto che dichiara Pasquale Sollazzo, membro del team di Di Gioia, di avere pronti finanziamenti e piani per rafforzare la rete degli Istituti Agrari pugliesi, tra i quali avrà  un ruolo precipuo l’istituto autoctono.

La lezione retrospettiva dei patroni della Pro Loco, Antonio Galli e Franco Conte, ha condotto alla scoperta di una lunga storia, che parte dalle gesta dell’eroe omerico Diomede, da alcuni storici antichi menzionato come fondatore di Cerignola e artefice dei primi tentativi di innesto di vitigni. Ma la gloria del vino di Cerignola non è stata un facile traguardo; a lungo ha dovuto lottare con l’eterna rivale, la Francia, verso cui gli ottimi mosti e uve cerignolane erano dirette per essere usati come parti da taglio per scadenti vini d’Oltralpe. Le cose cambiarono con l’iniziativa imprenditoriale del casato Pavoncelli, che ebbero l’intuizione di imbottigliare vino e svecchiare macchinari e tecniche agricole, in parte anticipati dai duchi La Rouchefoucald, altra grande famiglia nobile trapiantata in epoca feudale nella terra ofantina.

I conti Pavoncelli sono solo la punta dell’iceberg del ceto imprenditoriale agricolo locale, che ha cominciato ad ingrossare le sue fila già  a partire dalla prima decade del Novecento, per subire un’impennata vigorosa a seguito della riforma agraria voluto da De Gasperi nel 1950. Così andando, ai patroni del vino di estrazione nobile come i Cirillo-Farrusi, i Pignatelli, i Zezza nacquero imprese a conduzione famigliare alcune delle quali ancora oggi sulla cresta dell’onda, come i Vitucci, gli Staffa, i Biancardi, ai quali si aggiungono i giovani imprenditori Mennuni e Alessandra Leone, fieri portatori del primato dell’innesto dei vitigni a coltivazione biologica ed eco-sostenibile a Cerignola, oppure la famiglia

Un vino che ha tributato al nostro paese la classificazione DOC fra le realtà  produttrici del Nero di Troia, e che ha ottenuto il riconoscimento per i fratelli Paradiso del prestigioso premio del Gambero Rosso nel 2003.

Niente dovrebbe riempire d’orgoglio i cuori di Cerignola quanto al consapevolezza di avere una borghesia attiva e che miete successi, nonostante la persistente mancanza di un indotto sistemico per la trasformazione delle uve e del grano che produce questa parte del Tavoliere troppo spesso trascurata.

Enrico Frasca

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