Il marchio di fabbrica dei cerignolani: “”Omertà impenetrabile””
è il ritratto che viene fuori non solo dalle relazioni semestrali sui fenomeni mafiosi presentate al ministero, dove si descrive l’organizzazione criminale locale ramificata e fortemente radicata sul territorio anche grazie al silenzio di chi sa, vede e non parla, ma l’omertà è stato uno dei tratti distintivi nel delicato caso dell’omicidio Tango, il 46enne ammazzato sotto gli occhi della figlia in zona Cimitero.
Quando Tango è stato ucciso, intorno alle nove di mattina, via Luogosanto non era affatto deserta, sia perchà© quell’arteria mette in comunicazione due distinti e popolati quartieri della città , sia perchà© generalmente il passeggio, il vicino cimitero, le attività commerciali contribuiscono a rendere quella strada un posto di trafficato. Eppure, secondo quanto scrivono i carabinieri e la polizia in una nota congiunta, nessuno avrebbe visto niente e il risultato dell’arresto dell’assassino in 24 ore è avvenuto “”nonostante l’assoluta, impenetrabile omertà dei numerosi testimoni, che si sono velocemente dileguati all’arrivo delle Forze di polizia”” e nonostante “”la carenza sul luogo di impianti di videosorveglianza privati e l’assenza di quello cittadino””.
All’arresto dell’omicida si è giunti dopo ore di appostamenti, ricerche, senza poter contare su videocamere di sorveglianza (utili solo a far multe, evidentemente) o di testimonianze. Proseguono carabinieri e polizia: “”Un’ennesima vicenda di violenza e totale mancanza di senso civico e rispetto per la vita, nella quale però emerge una nota positiva: lo Stato quando agisce in squadra, quando opera con uomini che sono motivati e uniti, che fanno dell’interscambio delle rispettive competenze un motivo di forza, si presenta pronto e preparato per affrontare con tempestività qualunque situazione, sapendo dare un’immediata risposta alla parte sana della popolazione””.
Che il foggiano, Cerignola – San Severo- Gargano e capoluogo, siano luoghi del silenzio, dove l’omertà è diffusa, è sottolineato anche nell’ultima relazione antimafia presentata al Ministero dell’Interno: “”A ciò si aggiunga un contesto ambientale omertoso e violento (determinato anche dalla matrice di familiarità che contraddistingue gran parte dei clan, in particolar modo quelli dell’area del Gargano), con una sempre maggiore commistione tra criminalità comune e organizzata””.