Antonio Simone, un pianoforte e il mito di Ahmad Jamal
Antonio Simone (nato a Foggia il 17/12/1985 e residente a Cerignola ), si è diplomato in M° di Pianoforte presso il Conservatorio di Musica N.Piccinni di Bari, come allievo del M°Rosario Mastroserio, conseguendo il diploma di Pianoforte nell’anno 2009 con voto: 10/10.
Dall’anno 2009 in poi comincia a frequentare i corsi di Pianoforte ed Armonia Jazz tenuti dal M° Sante Palumbo presso l’ Accademia di Perfezionamento Musicale Citta di Castellanza cercando di avvicinarsi man mano alle sonorità che ormai gli appartengono: quelle del jazz e della musica contemporanea, un tipo di sonorità oggi definita contaminata. Il percorso che lo ha portato sino ad oggi al Jazz, cominciò quindi in modo graduale grazie all’insegnamento e alle attenzioni ricevute dal nostro caro e famoso cittadino Sante Palumbo, ormai milanese di adozione. . Per intraprendere un percorso di studi, che gli permettesse di ottenere un titolo di laurea in pianoforte jazz (uno dei suoi obiettivi), e dopo aver brillantemente superato le ardue prove di selezione utili ad individuare giovani talenti, il nostro giovane pianista e concittadino ottenne l’ammissione presso la rinomata scuola italiana di jazz nell’anno accademico 2012/13 . Sotto la guida dei suoi validi e rinomati insegnanti come Stefano Onorati, Paolo Birro e Stefano Battaglia, Antonio ha potuto frequentare l’intero corso di laurea cercando di mettere a frutto i suoi studi, e confrontandosi in un ambiente dove le motivazioni non mancano grazie al concentrarsi dei suoi tanti giovani studenti talentuosi. Non a caso infatti va riconosciuto al nostro giovane pianista l’onore e il merito di essere stato designato dall’anno 2012 a l 2014 come pianista della SJU Orchestra diretta dal rinomato compositore e arrangiatore di musica jazz, M° Roberto Spadoni, e che per le diverse occasioni è solita invitare e collaborare con i più prestiggiosi nomi del Jazz Italiano, tra cui: Achille Succi, Maurizio Giammarco, Pietro Condorelli,Stefano Franceschini Enrico Morello, ecc..
Nel corso dei suoi tre anni a Siena Jazz il pianista ha potuto vivere delle esperienze uniche e irripetibili grazie al suo impegno e grazie alla possibilità di frequentare un percorso di alta formazione con insegnanti del calibro di Maurizio Giammarco,Roberto Spadoni, Roberto Rossi, Tony Cattano, Giovanni Falzone e il caro Marco Tamburini. Al momento il pianista Antonio Simone è tornato nella nostra cittadina sperando di offrire (e nel caso in cui ci fosse bisogno e possibilità ) anche il suo piccolo contributo alla cultura musicale della città , ma soprattutto per pensare ed organizzare i suoi progetti futuri, i quali vedono (anche se non in modo imminente) l’incisione di un disco.
Come è nata la tua passione per la musica?
Premettendo che oltre a me stesso, nella mia famiglia non c’ era e non c’è nessun musicista, da bambino ho trascorso diverse ore del pomeriggio e non solo, a casa della mia nonna paterna, la quale ascoltava tanta musica ma soprattutto era solita vedere e seguire tanti programmi Tv di carattere musicale, quest’ultimi catturavano molto le mie attenzioni dinanzi al televisore soprattutto quando vedevo band che suonavano in diretta. Lo stesso accadeva anche in concerti live, da bambino ero solito incantarmi dinanzi a loro non volendomi mai staccare (e poveri i miei genitori….) in quanto appunto ero attratto dal pianista, magari dal suo muovere le mani sullo strumento. Lo stesso strumento che intorno ai 7/8 anni ha catturato sempre più le mie attenzioni diventando così la mia unica passione…..
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Avendo fatto prima un percorso classico, ho diversi punti di riferimento a seconda dei due diversi generi studiati…..per quanto riguarda la musica classica per esempio sono molto legato all’equilibrio e alla purezza (anche mistica) della musica di J.S. Bach, ma per contro sono anche legato alla musica classica contempornea (900), da Bartok a Scriabin, ecc… Per quanto concerne il jazz ho diversi punti di riferimento ma quello in assoluto è il pianista gigante del jazz ancora vivente, Ahmad Jamal a cui ho dedicato il mio lavoro di tesi e al quale ho avuto l’onore di rivolgergli io stesso un’ intervista….
Qual è il tuo concetto di musica?
Come ben sappiamo la musica è un arte, e in quanto tale è anche un linguaggio, ecco a tal proposito io intendo la musica come un potente mezzo di comunicazione, per far questo c’è bisogno prima di tutto che il musicista abbia egli stesso un canale aperto di comunicazione con la musica , e questo significa poter esprimere tutto se stesso, con le proprie debolezze, insicurezze e non….ma questo come? con le proprie note con l’imparare a saper suonare se stessi e a far capire a chi ti ascolta : “”ecco questo sono io…hai capito cosa ti sto dicendo?…””. Per far questo ogni musicista dovrebbe insturare un rapporto di dialogo con la musica, questo non è sempre possibile sia perchè ci sono musicisti che non essendosi mai imbattuti nel campo dell’improvvisazione( non mi riferisco solo a quela jazz ma a quella più radicale) non hanno mai detto la propria e non si sono mai rivelati musicalmente per quello che sono….. questo perchè? Perchè il sistema di educazione e formazione musicale è un po antiquato e sbagliato, tutti quelli che dicono di far musica dovrebbero imparare a saper poter dire la loro….prendi la classica per esempio: ci sono i grandi o meno grandi esecutori, nel caso in cui quest’ultimi si limitano a non esprimere se stessi e a comportarsi solo come macchine, io faccio fatica a chiamarli musicisti, per me sono grandi esecutori e basta….( per questo comunque gli va riconosciuto il talento e apprezzamento per l’impegno). Un altro punto importante per far sì che tutto questo mezzo di comunicazione porti dei messaggi agli ascoltatori, sarebbe appunto trovare dinanzi un pubblico di gente che sia disponibile ad ascoltare e ad ascoltarti, un fattore importantissimo che al giorno d’ oggi ahimè viene sempre meno, è un problema che viene fuori dalla generazione attuale presa dai social network, media ecc… il quale si avvicina ai lontani e allontana i vicini, non porgendo nemmeno uno delle due orecchie ad ascoltare chi gli sta affianco e gli sta comunicando qualcosa…
In che modo il rapporto con i tuoi insegnanti ha inciso nella tua formazione?
Beh non è facile giudicare ho avuto diversi insegnanti, quello che più di tutto va messo in primo piano è che l’insegnante che hai davanti è una persona come te con le stesse debolezze, insicurezze e ovviamente poi non ha un compito facile……prendi per esempio un insegnante accademico di un percorso classico serio, be lui oltre ad insegnarti quello che dovrebbe, ha anche il compito di formare un militare musico, quindi serietà , rigore, poca confidenza, avvolte è così avvolte poi ci sono insegnanti che scelgono vie più morbide, l’insegnante quindi non ha un compito facile ( lo sono anch’io)…..Ma comunque in linea di massima mi sono sinceramente trovato sempre molto bene con loro, per via del mio essere rispettoso oltre che nei loro confronti, ma soprattutto nei mie. Ho sempre capito che quello che bisognava fare era studiare bene solo per se stessi, non dovevo far mica un favore a loro! credo che sia stato questo quello che abbiano apprezzato nei miei confronti, e ho avuto ed ho sempre spirito di sacrificio e volontà .
Quali difficoltà hai incontrato nel tuo cammino?
Le difficoltà incontrate e che ancora oggi si incontrano, facendo sì che non esista la meritocrazia, sono: non essere figlio di. Mio padre è Giuseppe Simone un semplice infermiere professionale, e mia madre Rosanna Lastella, casalinga. Conoscere poca gente ed avere familiari che ricoprano incarichi importanti quali: politici, assessori, avvocati, medici ecc… Quando sei al nord, un altra difficolta è: si ma quello è del sud…..è un T……… purtroppo in fondo in fondo questo razzismo c’è da sempre e ci sarà ancora purtroppo, credetemi!!! Non ti nascondo che per via della scarsa conoscenza, etica, educazione ecc…. molte difficoltà le riscontro in questa nostra Cerignola, in cui c’è gente che snobba o minimizza il lavoro del musicista o comunque di insegnante di musica, per non parlare poi del fatto che senza conoscere i percorsi dei diversi musicisti specializzati o meno si fa la cosa più sbagliata da sempre: di tutta un erba un fascio!! Il musicista professionista non è il musicante!! Ricordo a tal proposito che la musica è un arte e non c’è lavoro o missione più difficile di quella di poter riuscire a lavorare e a vivere con l’arte, soprattutto in Italia! Purtroppo!! quindi noi pretendiamo massimo rispetto!!!….il problema è che nella nostra cittadina si fa fatica ad accettare, a valutare e a saper riconoscere gente specializzata, perchè si è purtroppo abituati ad affidare compiti o lavori a gente che faccia tutto e che purtroppo sfruttando le ignoranze altrui si classifica come Tuttologo e per questo non mi riferisco solo alla musica.
Enrico Frasca
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