sabato, Aprile 20, 2024
Politica

Gentile replica a Piemontese e Bordo: nel PD volano i piatti

Nel Pd di Capitanata volano ormai i piatti tra Elena Gentile e il duo Piemontese-Bordo. Ieri la dura reazione delle più alte cariche del Pd foggiano rispetto alle provocazioni della cerignolana, oggi Gentile replica a muso duro alle forti accuse lanciate a mezzo stampa su piano di riordino, questione tessere, poltrone e accordi con le destre.

 

Gentile si sente vittima di un attacco alla persona, raggiunta da una dose massiccia di fango nel frullatore mediatico all’unico scopo di produrre delegittimazione politica e denigrazione personale. Ad operarle Raffaele Piemontese e Michele Bordo.

L’attacco a Michele Bordo. Gentile se la prende con il deputato, artefice, a suo dire, della delegittimazione: Tutto questo ad opera di un funzionario politico del mio Partito, in carriera da quando era in fasce, sempre sopravvissuto a se stesso. Segretario provinciale, poi regionale, quindi parlamentare ancora in carica, nominato alla Camera dei Deputati da dieci anni. Ed è questa la prima stoccata della pasionaria dem a chi l’accusava di essere praticamente candidata a tutto. Gli assi pigliatutto, dunque, nel PD sono più di uno.

Tesseramento 2015. Il nodo su cui Gentile si starebbe battendo per tentare la scalata alla segreteria regionale, per Bordo E Piemontese sarebbe soltanto l’ennesimo colpo di coda per ricollocarsi. Per questo le intemerate gentiliane sulle anomale tessere di Lucera e Foggia.  Ciò che ho chiesto, e continuerò a chiedere in ogni sede possibile, è la piena e certificata tracciabilità  dei pagamenti delle tessere di tutti i circoli, con in primo luogo Monte S. Angelo, Troia e Foggia. E, in uno, gli elenchi degli iscritti. E’ un mio diritto, per aggirare il quale non ci potrà  essere nessun ricorso strumentale agli organismi di garanzia, peraltro incompetenti a decidere sulla materia. E, in più, copia dei bilanci di esercizio per gli anni 2013 e 2014, rincara la dose l’europarlamentare.

Il piano di riordino ospedaliero. Assessore regionale alla sanità  con la giunta Vendola, madrina indiretta delle chiusure di tre ospedali di Capitanata, concordanza con tutte le mosse della giunta Sel, per Bordo e Piemontese, sono indizi troppo chiari per eliminare dal cv di Gentile anche gli effetti dell’odierno piano di riordino. L’europarlamentare non ci sta: Cos’altro avrei potuto e/o dovuto fare “ non avendone altra opportunità  – se non esercitare il diritto/dovere politico di esprimere pubblicamente le mie profonde perplessità  a fronte di un piano che ritenevo irragionevolmente, ingiustamente, e inutilmente penalizzante per la comunità  pugliese e, in specie, per le province di Foggia, Brindisi e BAT? E, in più, a fronte di una situazione di malessere di tanta parte di questa provincia, cos’altro ancora avrei potuto fare se non sollecitare gli esponenti istituzionali regionali del mio Partito a rompere un imbarazzante silenzio?, interroga Gentile. Se su Emiliano si catalizzano le proteste di tutti i cittadini per un piano di riordino che non convince, si tratterebbe solamente di responsabilità  politica ed etica di governo. Le destre rosse. Gentile si è più volte scagliata contro i suoi collghi di partito in favore della purezza a sinistra del PD, tanto da sostenere Pippo Civiti, poi uscito dal partito mentre Gentile è rimasta in segreteria nazionale con gli equilibri frutto di quella corrente oggi scomparsa.  E quando la destra sosteneva Vendola senza che l’allora assessore regionale battese ciglio, era perchè il supporto tecnico di pezzi del PDL, alla Regione Puglia di Vendola come al governo nazionale, è conseguenza di uno stato di necessità  ed emergenza politica. Altra cosa “ sottolinea Gentile- è l’appoggio politico di Michele Bordo alla Giunta arcobaleno di Vico del Gargano. Ed altra cosa ancora è il progetto teso a trasformare quel supporto tecnico, e del tutto limitato nel tempo, in strategia politica finalizzata alla mutazione genetica del PD, dei suoi principi e valori fondativi, e della sua storia. Capitolo Oasi di Claire a Cerignola, dove col candidato Sgarro incontrò pezzi di Forza Italia: Quanto alla miserevole polemica su Cerignola, faccio solo notare che giammai dal PD di Cerignola è stata chiesta alcuna alleanza politica al PDL, se non incontri con pezzi di elettorato di centrodestra, e su loro richiesta. Quel patto fu l’inizio del tracollo del suo candidato, che perse 10 punti di vantaggio al ballottaggio.

Da Civati a Renzi, da Vendola ad Alfan Verdini. In una fotografia Pippo Civati, Elena Gentile e Nichi Vendola per la nascita di un nuovo soggetto di sinistra. Erano tempi antichi, quelli. Oggi al massimo l’istantanea potrebbe essere con Matteo Renzi e Angelino Alfano. Perchè Gentile ha chiesto l’appoggio del premier. Cosa che ha indignato Raffaele Piemontese e Michele Bordo: Michele Bordo, gli addetti ai lavori lo sanno, si è sempre preoccupato di essere vicino e sodale del potente di turno. Ed oggi, anche questo è di pubblico dominio, recita la parte del renziano di ferro a Roma, salvo assumere tutt’altre posizioni in Puglia. Per parte mia, viceversa, libera da vincoli di appartenenza correntizia, che considero uno dei vulnus maggiori dell’attuale situazione politica, sono sempre stata (e sono) la stessa, ovunque. E, in ragione di tanto, se constato che il mio Segretario Nazionale percepisce la mia stessa esigenza di un salto di qualità  nel modo di essere e di agire del PD in Puglia, gli chiedo pubblicamente “ giammai nell’anticamera del potere “ di investire su di me per quel progetto. Dov’è lo scandalo?, chiede Gentile. Che ha scaricato il presidente di Regione: Ho sostenuto Michele Emiliano perchè avevo la percezione che le sue idee di futuro della Puglia e del Partito collimassero con le mie. Ho dovuto mio malgrado prendere atto che era stato un abbaglio e ho cambiato idea e atteggiamento politico. Dov’è l’incoerenza?

Poltrone. Non ho mai chiesto di candidarmi, mai. E ho accettato la candidatura anche quando era di semplice servizio a supporto dell’interesse generale del Partito, come in occasione delle elezioni europee del 2009. Può dire altrettanto Michele Bordo, che da dieci anni siede da nominato in Parlamento, senza mai essersi sottoposto al giudizio diretto degli elettori? E che tiene ingessato il Partito da 15 anni, prigioniero dell’ossessione della prossima candidatura da capolista, quindi ancora una volta da nominato? A cos’altro, se non a quell’ossessione, è riconducibile la violenza della sua dichiarazione nei miei confronti?, conclude la pasionaria dem che auspica che ciascuno capisca che un’era politica è finita e se ne deve inevitabilmente aprire un’altra, nella quale non esistano più nè rendite di posizione, nè primogeniture, nè amicizie dei potenti, ma solo merito politico, lealtà  dei comportamenti e reciproco rispetto.
 

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