venerdì, Aprile 26, 2024
Cronaca

Il grande (e inutile) business da 16 milioni sugli asili nido

| L’INCHIESTA | Spuntano come funghi, nella Provincia di Foggia, talvolta in zona dove l’incidenza demografica porta con sè il segno meno; per costruirli sono stati impiegati fondi dell’Unione Europea, ma sono stati impegnati di pari passo anche precisi capitoli di bilancio comunale; molte strutture sono nate in breve tempo ma non sono state mai state attivate.

 
 
Il gran bisogno di asili nido, nella Capitanata, sembra essere una grande incognita. L’ultimo screening che la Regione Puglia mette a disposizione risale al 31 dicembre 2014, in una mappa che nei 45 Ambiti Territoriali fotografa 650 unità  di offerta autorizzate al funzionamento e regolarmente funzionanti, con contratti di lavoro a personale dipendente calibrato sul rapporto lavoro/bambino. Circa il 74% degli asili nido è di natura privata, mentre la restante parte è a titolarità  pubblica. La pecora nera è (stata) Vico del Gargano, l’unico Ambito (Gargano nord) sprovvisto di asili nido e formato da comuni molto piccoli “ Isole Tremiti comprese- con un tasso di anzianità  e un carico sociale superiore alla media regionale. Poi sono arrivati gli interventi mirati del Piano Operativo FESR 2007-2013 e “ ripianata la situazione nella zona garganica- ci sono state decine e decine di nuove costruzioni in tutto il territorio provinciale: asili nido dall’Alto Tavoliere alla Valle dell’Ofanto, passando per i Monti Dauni e per il capoluogo.
Certo, siamo ancora lontani dagli standard auspicati dalla Commissione Europea, che vorrebbe 30 posti per ogni 100 bambini da 0 a 2 anni, ma veder spuntare cattedrali nel deserto è una prospettiva che non risparmia nemmeno gli asili nido.  Gli investimenti per il mattone sono stati molto importanti, non solo per mettere le fondamenta ai servizi per i minori, ma anche per operare adeguamenti su strutture già  esistenti. Non tutte, però, sbrigate le pratiche burocratiche ed edili, sono state attivate. Secondo i dati forniti dalla Regione Puglia, negli ultimi 5 anni nel foggiano sono stati finanziati 27 asili nido.
A marzo del 2015 nessuno di questi risultava funzionante. Soltanto oggi, ad esempio, nell’Ambito di Cerignola e i Reali Siti è stata messa a bando la gestione di 6 asili nido. A beneficiare dei soldi provenienti da Bruxelles sono stati Accadia, Vico del Gargano, Deliceto, Rocchetta Sant’Antonio, Troia, Chieuti, San Paolo Civitate, Torremaggiore (ben 2), San Giovanni Rotondo, Mattinata, Zapponeta, Sannicandro garganico, Lucera, Roseto Valfortore, Foggia (4), Carapelle (1 privato, 1 pubblico), Cerignola (3, di cui un monumento allo sperpero all’interno dell’ospedale Tatarella e i cui lavori sono terminati da un anno e mezzo), Carapelle, Ordona e Orta Nova.

Per la costruzione o l’adeguamento degli immobili sono stati spesi oltre 16 milioni di euro: oltre il 60% ricade nella sfera di finanziamento europeo, mentre la restante parte è a carico degli enti titolari, ovvero in 25 strutture i Comuni e in 2 società  private che hanno inteso usufruire del PO FESR 2007-2013. A marzo 2015, come riportano i documenti regionali, nessuna delle strutture costruite è stata attivata. Nel frattempo Torremaggiore, Chieuti, Lucera, Orsara sono riuscite a pubblicare bandi di gestione per cercare di mettere in moto gli asili nido ed accogliere i piccoli ospiti da 3 a 36 mesi.  Perchè non si riesce ad dare avvio ai servizi? Le ragioni sono diverse. In alcuni casi le lungaggini burocratiche non hanno permesso di esperire la gara pubblica per l’affidamento degli asili, in altri mancano i documenti di agibilità  delle strutture, in altri il rischio d’impresa “ per gli eventuali gestori- è troppo alto e il gioco non vale la candela.
Ad esempio dove la crescita demografica è molto bassa. Soprattutto nei piccoli centri c’è il timore- fondato- che quegli investimenti europei e comunali rimangano inespressi. Anche perchè sono oltre 50 gli asili privati già  esistenti su tutto il territorio provinciale e riconosciuti  o convenzionati con la Regione Puglia. Ad acuire le difficoltà  riguardanti l’inizio attività  nei piccoli comuni, c’è anche l’ultima trovata della regione Puglia, che dispone in maniera anomala l’utilizzo dei fondi per i Buoni Servizio, ossia il sostegno che la Regione attribuisce a 1400 famiglie pugliesi per sostenere le spese per pagare la retta mensile degli asili nido, elargendo il bonus in base alla situazione patrimoniale e reddituale di chi presenta apposita domanda.
Il 50% degli importi stanziati dalla Puglia (con fondi FESR) spettano ai Comuni capoluogo, mentre il restante 50% del tesoretto-bonus va diviso tra tutti gli altri comuni della Regione di media e piccola grandezza. Così sono stati ripartiti 4.7 milioni di euro, in attesa che venga programmata la spesa a valere sui fondi FESR 2014/2020, di vitale importanza per mantenere in vita l’intero sistema degli asili nido. Mentre nei piccoli comuni come Rocchetta Sant’Antonio, Accadia, Chieuti, Roseto Valfortore, San Paolo Civitate, Ordona ci si chiede con quali bambini si dovranno riempire le strutture.
 
Il sindaco Gatta: “”Troppi asili in zone a crescita zero, rischio chiusura””
Negli anni passati sono stati finanziati troppi asili nido, soprattutto sui Monti Dauni, nonostante è risaputo che qui, nel nostro territorio, abbiamo un grande problema e serio problema con i tassi di natalità , che sono molto bassi. Il rischio serio è che, una volta costruite, queste strutture non avendo fruitori siano destinate alla chiusura.
Nella sua città , Candela, da appena un mese e mezzo è attivo un asilo nido costato 600 mila euro, a valere sui fondi PO FESR, con un cofinanziamento comunale di 100 mila euro, ma il sindaco Nicola Gatta sembra avere le idee chiara sulla altalenante programmazione regionale in merito ai servizi offerti ai minori. Anche a Candela l’asilo è nato come una risposta concreta alle esigenze familiari, un servizio che permetterà  una gestione più  facile della vita personale e lavorativa e potrà   ospitare fino a 23 bambini di età   compresa tra i 3 e 36 mesi. La gestione è stata affidata all’I.P.A.B “”Emma e Decio Ripandelli””, ente benefico di prossima trasformazione in A.S.P (azienda servizi della persona) che garantirà  un’importante presenza rispondendo in modo concreto a tutte le esigenze per i piccoli ospiti.

Un conto è concepire un asilo nido, sui Monti Dauni, come riferimento per un intero territorio. Abbiamo pensato di coinvolgere Rocchetta Sant’Antonio, per fare in modo che i genitori che magari si spostano per lavoro lascino i bambini a Candela, ma siamo ancora in fase di interlocuzione, aggiune Gatta. Ci sarebbe poco da discutere, in realtà , perchè la Regione ha previsto e finanziato un altro asili nido anche a Rocchetta Sant’Antonio, dove nel 2015 ci sono stati 37 decessi e 6 nascite e dove l’occupazione femminile è molto bassa, elementi che limiterebbero l’utilizzo dell’asilo nido costruito utilizzando fondi FESR per ammodernare un edificio preesistente per un costo di 161 mila euro (30 gravano su bilancio comunale). L’idea di accorpare gli asili nasce dalla scarsa natalità . A Candela, oggi, sono appena 7 i bambini iscritti all’asilo nido. Mentre quello di Rocchetta, restaurato, nel 2012 è diventato inagibile a seguito di una forte nevicata che ha gravato sul tetto decretando la chiusura della struttura fino a nuovi lavori (pare in procinto di essere cantierizzati). Dunque il doppio asilo nido nei due comuni sembrerebbe un eccesso.

Forse la Regione ha peccato nella programmazione, perchè le strutture così ideate non hanno molto senso. A meno che, col tempo, non ci saranno riconversioni delle strutture, che potrebbero aumentare l’offerta di servizi socio-sanitari sul territorio, annota il sindaco.

E’ un problema di numeri- conclude Nicola Gatta- anche perchè queste strutture devono essere mantenute in vita per almeno 5 anni e se non ci fossero i bandi europei sarebbe ancora più difficile. Si corre il rischio di chiudere.

A novembre scorso Candela ha inaugurato il suo asilo nido: 600 mila euro di fondi europei del PO FESR 2007/2014 e cofinanziamento del Comune per un importo di 100 mila euro.
Michele Cirulli
 

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