giovedì, Aprile 25, 2024
Cultura

Il ricordo di don Michele Ventrella, l’eroe degli ultimi di ieri e di oggi

Non è soltanto una questione religiosa. Don Michele Ventrella era amato proprio da tutti in città . Ieri sera, nella Chiesa BVM dell’Addolorata di Orta Nova, si è tenuta una messa in suo ricordo, nel giorno del XV anniversario della sua scomparsa. Non c’erano autorità , ma solo i parenti e semplici nostalgici.

 
Insieme, al viceparroco Don Silvio, hanno voluto omaggiare la figura dell’indimenticato sacerdote leader di Orta Nova, che per oltre trentanni ha ricoperto la carica di Vicario Foraneo del comprensorio dei Cinque Reali Siti, fino al 2000, anno in cui passò il testimone a Don Giacomo Cirulli.
Solo un anno dopo, l’amato parroco della Chiesa Madre si spense tragicamente, lasciando un vuoto in tutta la comunità  che, ancora oggi, a quindici anni esatti dalla sua scomparsa, lo ricorda con affetto e amore. Il dono di aver avuto in affidamento una parrocchia, secondo quanto ha sempre raccontato Don Michele,  fu la sua più grande benedizione ricevuta dal cielo, in quanto sin dai primi anni del seminario si vedeva già  proiettato in una vita da prete di strada, tra i poveri e con i poveri. La sua formazione, nel primo dopoguerra, presso il Seminario Diocesano di Ascoli Satriano e poi in quello pontificio di Benevento, servì proprio a realizzare la sua più grande vocazione; poi il 15 agosto del 1957 la tanto desiderata ordinazione sacerdotale, con il conseguente inizio della sua missione.
Prima di giungere ad Orta Nova, il giovane prete dovette farsi le ossa nelle parrocchie della provincia, passando per l’Addolorata di Cerignola al fianco di Don Michele Leone, poi per Borgo Tressanti, per arrivare finalmente nella città  che sarebbe stata la sua casa per trentanni. Il 21 settembre 1961 ricevette l’incarico come parroco arciprete della Chiesa Madre di Orta Nova e da quel momento in poi, furono molteplici le iniziative che organizzò in favore della sua nuova famiglia. Durante la sua permanenza ad Orta Nova, si dedicò soprattutto ai giovani e ai più poveri ma, in generale, sono tanti i motivi per i quali Don Michele non è mai stato dimenticato in città . Innanzitutto, il suo modo di essere allo stesso tempo, un po’ Don Camillo e un po’ Peppone.
Il suo carisma e il suo dinamismo infatti, gli hanno permesso di essere conosciuto e stimato ben oltre il territorio di sua competenza. E poi la severità , un tratto caratteristico della sua persona, ma sempre orientata all’insegnamento di Cristo, suo immancabile riferimento. Era consuetudine per Don Michele, denunciare tutte le spiacevoli situazioni che si verificavano in città . Egli lo faceva dall’alto dall’ambone, durante le omelie, senza usare mezze misure, senza risparmiare nessuno, ma solo qualora fosse strettamente necessario. Anche per questi motivi gli fu attribuita l’etichetta di prete non allineato, che spesso dissentiva anche nei confronti delle linee pastorali che provenivano da Cerignola. Ma lui rifiutava questa etichetta, si sentiva allineato. Agli insegnamenti del Vangelo, però. Forse anche questo suo essere schietto, per quanto si racconta, gli precluse la possibilità  di scalare le gerarchie ecclesiastiche, anche perchè di capacità  ne aveva e come, e forse lo avrebbe anche meritato.
Nonostante tutto però, Don Michele ricoprì comunque degli incarichi di responsabilità , sempre sul territorio affidato alla sua guida. Per circa 12 anni è stato Segretario membro eletto del Consiglio Presbiteriale e Pastorale diocesano e primo Assistente Unico per le attività  dell’Azione Cattolica, quando le diocesi di Cerignola e di Ascoli Satriano si unirono. I più giovani di quegli anni, inoltre, lo ricordano soprattutto perchè fu insegnante di religione nelle scuole di Cerignola, Orta Nova e anche di Foggia. Ma, a causa di alcuni problemi di salute, lentamente, negli ultimi anni della sua vita, dovette lasciare tutti gli incarichi che prevedevano un grosso dispendio di energie. Prima di ritornare nella Casa del Signore fu anche cappellano del cimitero di Orta Nova e padre spirituale dell’Associazione Famiglie dei Caduti e dispersi in guerra.
Il suo sogno più grande però, era quello di aprire in città  un centro di assistenza per gli anziani che, a causa della malattia, non riuscì mai a realizzare. Nel novembre scorso però, in Via Kennedy ad Orta Nova, è stato inaugurato un centro Polivalente Diurno per anziani e disabili, intitolato proprio a Monsignor Ventrella, nell’intento di dare vita alle ultime volontà  del parroco. Purtroppo, oggi, il centro è ancora inattivo e da settimane la questione è oggetto di polemiche tra le parti politiche. Se Don Michele fosse stato ancora in vita, avrebbe preso la macchina, come spesso faceva; avrebbe montato l’altoparlante per le processioni sopra la cappotta e urlato per le strade del paese, invitando la gente a prendere le parti dei più bisognosi. Anche per questa sua determinazione, gli ultimi di ieri e di oggi, non finiranno mai di ringraziarlo.
Francesco Gasbarro
 

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