Scandalo a Cerignola: 360 mila ‚¬ di compensi in nero per Metta
Questa volta la sentenza lascia poco spazio alle interpretazioni: il sindaco di Cerignola, Franco Metta, ha ottenuto ricavi – come accertato anche dall’agenzia delle entrate, per oltre 360 mila euro a fronte di un maggior reddito di 523 mila euro derivanti da compensi in nero.
La batosta arriva dalla sezione 2 della Commissione Tributaria Provinciale ed è stata depositata lo scorso 4 aprile dal presidente Antonio D’Ascoli, dal relatore Giorgio Granieri e dal giudice Giovanni De Gruttola. Ma andiamo con ordine. Le operazioni controllate risalgono all’anno 2009 e gli accertamenti sono stati notificato a Metta a dicembre del 2014. Ricevuto il documento istruttorio, il sindaco prova a sollevare dubbi ed eccezioni su diversi passaggi, quasi tutti respinti. L’ufficio tributario chiede prove e certificati di 129 operazioni: il ricorrente non avrebbe contestato ben 90 di queste operazioni per un ammontare di 265 mila euro.
Dunque Metta ha parzialmente provato la corrispondenza tra le operazioni bancarie e le scritture contabili soltanto limitatamente ad alcune operazioni. Dunque dalla cifra iniziale il sindaco riesce a giustificare soltanto alcune somme frutto di maggiore reddito: da 523 mila euro riesce a documentare appena 162 mila euro. Il resto fa parte di quelli che i contabili definiscono compensi in nero: 360 mila euro di maggiori ricavi accertati dall’Ufficio.
Per alcune operazioni “”per le quali questo ufficio ha evidenziato la mancanza di ogni spiegazione anche nelle controdeduzioni””, Metta “”non ha neanche tentato la dimostrazione della correlazione di scritture contabili e operazioni finanziarie””, si legge in sentenza. Per una parte dei “”compensi in nero”” il sindaco ha provato ad addurre come giustificazione “”operazioni di riscatto di polizze e fondi”” per oltre 95 mila euro. Gli va male anche in questo caso, perchè, annotano i contabili, “”il ricorrente non ha fornito adeguate spiegazioni e dimostrazioni, omettendo di allegare ai propri atti copia di idonea documentazione””.
Ma non è tutto, perchè a far soffrire le tasche del sindaco potrebbe esserci, salvo ribaltoni, una causa di lavoro che supererebbe i 100 mila euro, mentre iniziano a palesarsi anche le spese per le cause per diffamazione perse.